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Il caso Almasri blocca il Parlamento. Meloni: "Vado avanti"

Il caso Almasri blocca il Parlamento. Meloni: "Vado avanti"

Aule rinviate alla prossima settimana. Bongiorno legale del governo

ROMA, 29 gennaio 2025, 21:21

di Alessandra Chini

ANSACheck
Giorgia Meloni e Carlo Nordio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Giorgia Meloni e Carlo Nordio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Lo scontro muscolare tra maggioranza e opposizione sul caso Almasri blocca il Parlamento. I lavori delle aule, su decisione delle conferenze dei capigruppo, sono sospesi fino alla prossima settimana in attesa che il governo faccia sapere se e con chi intenda riferire sulla questione. Intanto la premier tira dritto e sceglie di nominare quale unico legale per lei e i componenti del governo sulla vicenda un avvocato del calibro di Giulia Bongiorno. Di buon mattino ribadisce la linea del video con il quale ha annunciato di essere indagata. 


"Il nostro impegno - scrive via social - per difendere l'Italia proseguirà, come sempre, con determinazione e senza esitazioni". Nessun passo indietro, aggiunge e "dritti per la nostra strada" quando "sono in gioco la sicurezza della Nazione e l'interesse degli italiani". E poco dopo è a Palazzo Chigi per un vertice di maggioranza sul dossier immigrazione. In Parlamento, nelle stesse ore, le opposizioni, che hanno scritto al presidente Lorenzo Fontana per chiedere che il governo riferisca, sin dalle prime ore della seduta mettono in atto una guerriglia sul regolamento come forma di protesta per il rinvio dell'informativa dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi. I deputati si alternano contestando parti del processo verbale, la seduta alla Camera procede a rilento. Anche in Senato il centrosinistra va all'attacco. "Meloni deve dire la verità al Paese - rimarca la segretaria Dem Elly Schlein - abbiamo chiesto che venga in Aula e continueremo a insistere". 

 

"I ministri Salvini e Santanché - sottolinea il segretario di +Europa Riccardo Magi - hanno riferito in Parlamento anche su materie sulle quali erano in corso indagini nei loro confronti, è inaccettabile che il governo si rifiuti di riferire". Giuseppe Conte va all'attacco in una diretta social ricordando: "Sapete quante volte sono stato denunciato nel periodo Covid" mentre "lavoravo giorno e notte per proteggere il Paese?". "Ho mai fatto video" contro "la magistratura? Mai". 

 

Video Meloni: 'Non sono ricattabile e non mi faccio intimidire'

Intanto in Transatlantico si diffonde la notizia che l'informativa sul caso Almasri potrebbe essere svolta dal ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Una ipotesi che viene poi avanzata nella conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama dal presidente del Senato Ignazio La Russa ma alla quale le minoranze si oppongono. "E' del tutto evidente - sottolinea il capogruppo M5s Stefano Patuanelli - che non è sufficiente una comunicazione. Non è chiaro come il ministro Ciriani possa venire a dire cose che non possono dire Nordio e Piantedosi, se può leggerlo Ciriani anche gli altri possono farlo". Le opposizioni, ricompattate dalla vicenda, resteranno sull'Aventino fino a quando non sarà, è la loro richiesta, la stessa premier ad informare il Parlamento. La prossima data segnata in rosso sul calendario è quella di martedì prossimo quando sono nuovamente convocate le conferenze dei presidenti di gruppo di Montecitorio e Palazzo Madama.

"Il governo non scappa da nessun confronto con il Parlamento", assicura il ministro Ciriani che spiega che serve "solo differire qualche giorno". "Si sta valutando se è opportuno o no" che siano Nordio e Piantedosi "e questo vale a maggior ragione per la premier". Ma un'informativa, va all'attacco intanto l'opposizione, c'è già stata: l'hanno fatta David Yambio, Lam Magok e Mahamat Daou, "vittime di Almasri". Nella sala conferenze di Montecitorio, infatti, su iniziativa delle opposizioni (in sala, tra gli altri, Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Maria Elena Boschi e Vittoria Baldino), tre attivisti di 'Refugees in Libya' che hanno portato la loro testimonianza raccontando delle violenze e torture subite nei centri di Mitiga e Ain Zara in Libia.

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