"Nuove nubi sembrano addensarsi all'orizzonte, portatrici di protezionismi immotivati, di chiusura dei mercati dal sapore incomprensibilmente autarchico". In sostanza, i dazi danneggiano non solo l'Italia ma aumentano i rischi di conflitti più gravi in un mondo già lacerato dai nazionalismi crescenti. Sergio Mattarella lancia l'allarme sulle tariffe doganali e lo fa senza peli sulla lingua irrompendo in un dibattito assai teso in Italia.
Come dimostra lo scontro a distanza tra il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il capo-delegazione del Pd all'Eurocamera Nicola Zingaretti su come reagire alle minacce tariffarie di Donald Trump. "Ho dovuto sentire il ministro Tajani dire che per evitare i dazi di Trump dovremmo comprare i prodotti americani. A questo punto bisogna chiamare un'ambulanza perché credo questa discussione riguardi il campo della psichiatria", ha attaccato Zingaretti. "Nessuno di noi si sognerebbe di dire che un nostro avversario, se dice qualcosa che non ci piace, deve essere rinchiuso in una casa psichiatrica perché matto. Questo è il motivo per il quale non esiste più il cento sinistra", è stata la replica del titolare della Farnesina. Si tratta di piccoli alterchi che però ben disegnano quale sia il livello di confusione - soprattutto in maggioranza ma non solo - sulle risposte da dare all'amministrazione americana. Che le prospettive si annuncino particolarmente onerose soprattutto per l'Italia lo confermano anche le parole del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti: "dazi e criptovalute sono strumenti usati come delle vere e proprie 'armi economiche' in grado di ridefinire gli equilibri e le dinamiche finanziarie e commerciali globali, ma che stanno anche influenzando profondamente la politica mondiale", ha assicurato.
Ecco quindi che le parole nette del presidente Mattarella riportano il dibattitto al cuore del problema, cioè il giudizio - quello del Colle è severo - sulle scelte di Donald Trump che, ad avviso di Mattarella, rischiano di portare conseguenze ben più gravi di una semplice guerra commerciale. Spiega infatti il presidente: "commerci e interdipendenza sono elementi di garanzia della pace. Nella storia la contrapposizione tra mercati ostili ha condotto ad altre più gravi forme di conflitto. I mercati aperti producono una fitta rete di collaborazioni che, nel comune interesse, proteggono la pace". Rischi altissimi quindi, per la tenuta degli equilibri mondiali.
Naturalmente Mattarella non entra nel merito delle risposte da dare e tantomeno indica ricette: si limita ad inquadrare la portata del problema rispetto ad alcune semplificazioni che emergono nel dibattito europeo. Il monito del capo dello Stato è venuto a sorpresa dal tradizionale Forum della cultura dell'olio e del vino della Fondazione Italiana Sommelier (Fis) che raccoglie i principali produttori italiani. Un concentrato di eccellenza, del made in Italy che il presidente ha voluto ringraziare e stimolare. Senza risparmiare un ammonimento - da molti letto anche come un pungolo al ministro dell'Agricoltura Lollobrigida - a non avere paura nel guardare avanti, a non tentennare di fronte al nuovo visto che la storia dei prodotti italiani ha sempre saputo coniugare con successo tradizione ed innovazione. "Avete saputo mettervi insieme, avete saputo misurarvi con la crescente dimensione internazionale, senza timore di mercati prima sconosciuti e in cui, oggi, i prodotti italiani sono leader", ha spiegato Mattarella per poi chiudere il ragionamento: "il futuro non si costruisce vivendo di nostalgie. Varrebbe anche per gratuite tentazioni di nostalgia alimentare: oggi i cibi sono sicuramente più salubri e controllati di un tempo". Il pensiero di molti è corso al 'niet' del governo all'introduzione della carne coltivata e alle tante polemiche sulla farina di insetti.
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