Le quotazioni del petrolio in questo
avvio di 2025 hanno proseguito nel trend di crescita iniziato
già dalla fine dello scorso anno e che attualmente si è
amplificato riportando le quotazioni del Brent sopra gli 81
dollari/barile, un livello che non si vedeva dalla fine
dell'agosto scorso. Lo precisa l'Unem.
Una ripresa in larga parte è dovuta ai timori dei mercati per
gli effetti dell'ultimissimo pacchetto di sanzioni del governo
americano nei confronti della Russia, a detta di molti il più
duro finora mai introdotto, che colpisce società come
GazpromNeft e Surgutneftegaz, oltre una lista di 183 petroliere
quasi tutte parte di quella flotta 'ombra' che la Russia ha
finora utilizzato per aggirare le sanzioni vigenti garantendosi
introiti altissimi.
Complessivamente, si stima che le sanzioni vadano a colpire
un volume di petrolio russo pari a circa 1,5 milioni di
barili/giorno trasportato appunto da queste navi 'fantasma'
principalmente verso Cina ed India che ora si trovano ad
affrontare costi e rischi molto maggiori oppure a reindirizzare
i propri acquisti verso altre aree (medio-orientali ed africane
in particolare) con costi di trasporto più alti per la maggiore
distanza. Inoltre, i dati di una riduzione dell'output
petrolifero a dicembre, sia dei Paesi Opec sia della Russia,
contribuiscono a fornire ulteriori elementi di supporto per la
crescita delle quotazioni del barile.
I riflessi si sono scaricati anche sulle quotazioni
internazionali dei prodotti raffinati (benzina e gasolio) che
dall'inizio dell'anno si sono apprezzati di circa 6 centesimi
euro/litro, di cui circa 2 dovuti all'effetto cambio visto il
progressivo indebolimento dell'euro nei confronti del dollaro.
Un effetto ancora più evidente se il confronto si fa con il
gennaio del 2024 quando le quotazioni in dollari/tonnellata sia
di benzina che gasolio erano molto più alte di quelle attuali ma
inferiori in euro/litro di 3-4 centesimi grazie ad un cambio
decisamente più favorevole (1,09 rispetto all'1,02 attuale).
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