(di Danilo Nardoni)
Finisce con la rockstar in mezzo
alla folla, quasi a voler salutare uno ad uno i 12mila presenti.
Lenny Kravitz scende dal palco e attraversa tutta la platea,
scortato da alcune guardie del corpo per limitare l'inevitabile
assalto dei fan, fino ad arrivare a lambire la gradinata. È il
suo modo di ringraziare il caloroso pubblico di Umbria Jazz che
incredulo assiste alla scena mentre come sottofondo prosegue una
interminabile "Let Love Rule".
Il festival (il programma della 51/a edizione andrà avanti
fino al 21 luglio) ha così archiviato una serata che comunque
rimarrà nella storia dell'Arena Santa Giuliana di Perugia.
L'inizio è subito esplosivo e fa scatenare i presenti, molti
dei quali erano in fila fin dalla mattina per assicurarsi i
posti migliori. Con "Are you gonna go my way" è il "vecchio"
Kravitz a prendere il sopravvento, seguito dal "nuovo", con
alcuni brani anche del "Blue Electric Light", dodicesimo studio
album dell'artista, come "TK421" e "Paralyzed".
Artista senza tempo, icona musicale ma anche di stile e
talento indiscusso del rock d'oltreoceano, Kravitz è tornato a
suonare grazie al suo nuovo progetto, un disco esplosivo,
romantico, d'ispirazione. Ma oltre ai brani più recenti, nella
scaletta del concerto non potevano mancare alcune delle hit più
note e celebri che inevitabilmente conquistano la scena
consolidando la maestria di Kravitz nel rock'n'roll dal soul
profondo.
Al termine di "I'm a Believer" e dopo i primi quattro brani
tiratissimi si accendono le luci sul pubblico. Il cantante
saluta e ricorda che quella di Perugia è la sua seconda notte in
Italia (dopo il concerto di Lucca), mettendo l'accento
sull'amore che prova per gli italiani. Kravitz è infatti tornato
in tour in Italia dopo una assenza di cinque anni.
"Celebriamo insieme la vita questa sera" afferma prima di
attaccare con "I belong to you" e "Stillness of heart". Sul
finale in acustico di quest'ultimo brano scende poi dal palco e
va verso la prima fila per far cantare anche il pubblico
gridando in italiano "fortissimo". "I love you so much"
ribadisce ancora l'artista. Con "Believe" imbraccia per la prima
volta anche la chitarra acustica con le sonorità che così tirano
un po' il fiato. A seguire arrivano "Fear", "Low" e "The
chamber", brano con il quale presenta anche la solidissima band
che lo accompagna. Il finale è in crescendo con "It ain't over
'til it's over", "Again", "Always on the run", "American woman"
e "Fly away".
In tutta la sua carriera, Lenny Kravitz ha vinto quattro
Grammy Awards e venduto oltre 40 milioni di copie in tutto il
mondo. Ma alla fine la voglia di rimarcare il suo innegabile
ruolo d'icona di stile e di musica sembra non svanire anche con
il passare degli anni.
L'Arena del festival, quella riservata ai grandi eventi, dopo
questa parentesi rock e soul domani apre il sipario al grande
jazz, con una formazione che rappresenta ai massimi livelli il
jazz che si suona negli anni Duemila: Chris Potter (sassofono)
si unisce a Brad Mehldau (pianoforte) per creare con John
Patitucci (contrabbasso) e Johnathan Blake (batteria) un
quartetto che si accredita come una vera e propria super band. A
seguire si esibirà anche la Gil Evans Remembered, formazione che
riunisce i principali musicisti delle orchestre di Evans degli
anni '70-'80.
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