"Per questi giorni, Pordenone è stata
la biblioteca del mondo. E in questa biblioteca ci sono entrati
in tanti: élite, popolo, giovani". Così Michelangelo Agrusti,
presidente della Fondazione Pordenonelegge, ha tratteggiato un
bilancio dell'edizione 2024 del festival, la venticinquesima.
"Abbiamo assistito ad una staffetta generazionale. Tutto questo
mi ha dato un'idea sentimentale del valore e della qualità di
quest'edizione".
"Abbiamo registrato soldout ovunque, e fuori dagli eventi
c'erano file infinite non per mancanza di organizzazione, ma per
il forte desiderio dei non prenotati di poter partecipare. Anche
gli autori più sconosciuti sono stati soddisfatti da una
presenza sempre numerosa: questo è il dato che più ci conforta".
Altro dato notevole è quello relativo alle vendite, in ulteriore
crescita rispetto ai già abbondanti 20mila libri venduti lo
scorso anno.
"Pordenonelegge continua a stare sull'uscio della storia:
oltre alla narrativa diamo molto spazio alla saggistica e alla
geopolitica" ha proseguito Agrusti. "Temi come la guerra in
Israele, la guerra in Ucraina, l'oppressione in Russia o le
difficoltà delle donne a Teheran trovano qui spazio per
approfondimenti ben più dettagliati di quanto succede sui
telegiornali o sui social".
"Il Friuli è la regione dove si leggono più libri, e
Pordenone in questo è la città capofila. Credo esista una
correlazione con il nostro festival: da 25 anni, prosegue una
semina ininterrotta della passione per la lettura. Al contrario
di altre città, dove le librerie chiudono, qui ne fioriscono di
nuove".
"Pordenonelegge è un festival unico nel suo genere, integrato
come nessun altro nel tessuto locale: una città che si trasforma
interamente per il festival", ha aggiunto il direttore artistico
Gian Mario Villalta.
"Negli anni abbiamo costituito una rete di amicizie, di
persone: non succede ovunque che un autore ospite conduca poi un
altro evento. Altri festival sono più grandi del nostro, ma
Pordenonelegge è unico: gli scrittori vengono volentieri, e sono
molti quelli a cui dispiace quando non vengono invitati. E nel
tempo, la voce si è sparsa: i treni e gli alberghi gremiti sono
la testimonianza del fatto che il festival è frequentato da
persone che provengono da fuori, e non solo dai pordenonesi".
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