(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 16 GEN - Una residenza
parrocchiale è stata attaccata ieri nello Stato del Niger, in
Nigeria, provocando la morte di un sacerdote cattolico e il
ferimento di un secondo. Un gran numero di uomini armati ha
fatto irruzione nella canonica della parrocchia dei Santi Pietro
e Paolo a Kafin Koro, Diocesi di Minna, dandola alle fiamme. "In
Nigeria, tra gennaio 2021 e giugno 2022, oltre 7.600 cristiani
sono stati uccisi e più di 5.200 sequestrati. Nel popoloso Paese
africano si registra anche il maggior numero di rapimenti di
sacerdoti: 28 nel 2022 e due in questi primi giorni del 2023, di
cui uno proprio ieri". Lo sottolinea la fondazione pontificia
Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Sempre ieri, a Kasindi, nel Nord Kivu, Repubblica Democratica
del Congo, durante la funzione domenicale in una chiesa
pentecostale, si è verificato un attentato rivendicato dai
miliziani dell'Iscap, branca dell'Isis attiva in Africa
centrale. Il bilancio provvisorio è di almeno 10 morti e 39
feriti. La Conferenza Episcopale della R. D. del Congo, Paese
meta del Viaggio apostolico di Papa Francesco dal 31 gennaio al
3 febbraio prossimi, aveva già lanciato l'allarme sul
deterioramento della sicurezza, manifestando la preoccupazione
che la nazione possa disgregarsi a causa delle violenze
attualmente perpetrate da diversi gruppi armati.
"Il problema è diffuso", sottolinea il Direttore di Aiuto
alla Chiesa che Soffre Alessandro Monteduro. "Basti pensare che
delle 26 nazioni in cui è attiva la persecuzione ai danni delle
minoranze religiose, 12 sono Paesi africani. Le reti jihadiste
transnazionali si diffondono lungo l'Equatore e aspirano ad
essere 'califfati' transcontinentali. Il sedicente Stato
Islamico e Al-Qaeda, con il patrocinio ideologico ed economico
di parte del Medio Oriente, stanno stabilendo 'province del
califfato' lungo l'Equatore, affiliandosi alle milizie armate
locali e radicalizzandole. Si sta creando una fascia di violenza
jihadista che si estende dal Mali al Mozambico nell'Africa
subsahariana", aggiunge Monteduro. "Estremisti appartenenti
all'etnia Fulani, terroristi aderenti a gruppi jihadisti o
gruppi criminali interessati al riscatto importa poco. Ciò che
importa è che in Africa è pericolosissimo professare la propria
fede. L'Occidente che ama richiamarsi ai diritti dell'uomo non
può continuare ad assistere indifferente alla mattanza in corso,
mentre le autorità locali non possono permettersi di essere
latitanti lasciando le comunità religiose indifese e alla mercé
della violenza organizzata. È tempo di agire per assicurare
stabilità e sicurezza nei Paesi africani minacciati dalla
persecuzione", conclude il direttore di Aiuto alla Chiesa che
Soffre. (ANSA).