Si dice "d'accordo" con il vicepresidente Usa JD Vance, perché come lei sostiene "da anni" l'Europa "si è un po' persa". Liquida come "infantile" e "superficiale" l'idea che l'Italia dovrà scegliere tra Washington e Bruxelles, ricordando comunque che gli Stati Uniti sono il "primo alleato". E boccia come reazioni "troppo d'istinto" quelle di alcuni leader europei sui dazi annunciati da Donald Trump. Con l'intervista al Financial Times Giorgia Meloni ribadisce la sua postura, che per le opposizioni è però tutt'altro che bilanciata. La premier, secondo la segretaria del Pd Elly Schlein, "ha scelto di indossare il cappellino Maga, ammainando di fatto da palazzo Chigi la bandiera italiana e quella europea", e nella partita sulle tariffe commerciali rappresenta "il cavallo di Troia dell'Amministrazione Usa".
Critiche che si fanno ancora più decise alla luce del tweet di Matteo Salvini, che invece si schiera senza dubbi: "Tra Trump che lavora per la pace e l'asse Macron-von der Leyen che parlano di guerra e armi, non abbiamo dubbi da che parte stare". "In un solo tweet Salvini annuncia l'Italexit e la Melonexit", ironizza il segretario di +Europa Riccardo Magi, dopo il messaggio con cui il leader della Lega rilancia anche sulla preparazione di "una missione con le imprese italiane per rafforzare la partnership con gli Stati Uniti", come annunciato dopo la telefonata con Vance che una settimana fa ha prodotto non poca irritazione a Palazzo Chigi e alla Farnesina. Dietro le quinte si lavora anche a un viaggio a Washington di Meloni, che intanto dà la sua interpretazione delle critiche di Trump all'Europa (definita anche "parassita"). Sono rivolte, spiega, non al suo popolo ma alla sua "classe dirigente... e all'idea che invece di leggere la realtà e trovare modi per dare risposte alle persone, si possa imporre la propria ideologia alle persone". Nella nuova fase aperta dal tycoon alla Casa Bianca, la premier si propone per "evitare uno scontro con l'Europa e costruire ponti", riconoscendolo come "un leader che difende i suoi interessi nazionali". Lei, a sua volta, chiarisce nell'intervista, difende quelli italiani.
E la risposta di alcuni leader europei alle mosse di Trump è stata "un po' troppo politica" se non "semplicemente d'istinto", sostiene la presidente del Consiglio, che invece predica "calma". Sul dossier dazi, la strategia di Palazzo Chigi è lavorare sulle "grandi differenze sui singoli beni" per "trovare una buona soluzione comune". Sulla crisi ucraina, invece, Meloni boccia la proposta di Francia e Germania per una forza europea di rassicurazione: "Dobbiamo stare attenti, può essere vista più come una minaccia" da Mosca. Mentre l'estensione a Kiev dell'articolo 5 della Nato è "più facile ed efficace", ribadisce la premier, assicurando che da "persona seria" rispetterà gli impegni sul 2% delle spese della difesa rispetto al Pil. E conferma anche le preoccupazioni sull'impatto sul debito del ReArm Europe, rinviando la decisione su come procedere a quando saranno chiari i termini definitivi. "Dopo i bacetti da Biden a suon di invii di armi", commenta sarcastico il leader del M5s Giuseppe Conte, ora Meloni "manda cuoricini a Trump sui giornali internazionali sperando di farsi ricevere anche lei alla Casa Bianca. Che brutta fine i 'patrioti'". Angelo Bonelli (Avs), la definisce "vassalla" del presidente Usa, e Benedetto Della Vedova (+Europa) la descrive "paralizzata, tra la fascinazione ideologica per il trumpismo e il rischio della marginalità". Secondo Schlein, "Meloni ha scelto di difendere l'interesse nazionale, ma quello americano. Anzi, quello di Trump e Musk". E la invita a "spiegare" agli italiani "perché ha scelto Trump come "primo alleato", un "fatto grave e imbarazzante per l'Italia, Paese membro fondatore dell'Unione".
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