Azione è rimasta al centro, ma è più distante dal centrosinistra. Elly Schlein ora è gelida verso Carlo Calenda, anche se guida una di quelle forze che la segretaria Pd vuol "testardamente" unire in coalizione, per sfidare il centrodestra. "Deve decidere da che parte stare - ha detto Schlein - perché non si può stare con un piede in due scarpe". L'attrito è legato all'appello che Calenda ha rivolto ai riformisti, invitati a lasciare il Pd per dar vita a un nuovo partito moderato. E a quelle assonanze emerse al congresso fra la presidente del consiglio Giorgia Meloni e il leader di Azione
. "Cara Schlein - le ha risposto Calenda su X - noi stiamo al centro dove ci hanno messo gli elettori. Non andiamo dietro ai populisti filo putiniani e non ci asteniamo quando si tratta di Ucraina, riarmo europeo e difesa. Il resto è fuffa". Un tweet al veleno per rinfacciare al Pd la vicinanza al M5s e il voto in Ue sul piano di von der Leyen, due elementi di forte criticità fra le due forze. Anche da Forza Italia è arrivato un altolà a Calenda: "Se qualcuno vuole aggiungersi ben venga - ha detto il portavoce azzurro Raffaele Nevi - ma noi non romperemo mai il centrodestra". Calenda ha fatto nomi e cognomi dei destinatari Pd della sua chiamata: l'ex premier Paolo Gentiloni, gli eurodeputati Pina Picierno, Dario Nardella e Giorgio Gori e il senatore Filippo Sensi. All'appello non sono seguite adesioni. Anzi.
"Non mi è mai passato per la mente anche il solo pensiero di lasciare il Pd - ha risposto Nardella - È qui che continuerò a portare avanti con determinazione le mie idee e mi batterò perché il Pd cresca come un grande partito di popolo, plurale, unito e perno di un centrosinistra forte. Non vedo spazio per un altro terzo polo, visto anche i fallimenti degli esperimenti passati. Il sistema italiano resta ancorato ad un modello bipolare e per questo mi auguro che Azione stia nel centrosinistra con le sue posizioni e specificità". Le sirene di una nuova forza di centro non sembrano aver sedotto nemmeno Picierno, che però qualche sassolino nella scarpa ce l'ha.
Nel Pd il "clima non è serenissimo - ha detto - E' chiaro che c'è un dibattito abbastanza articolato rispetto alle questioni come il piano von der Leyen e la difesa dell'Ucraina. Credo debba essere composto. Questa è la fatica che fa una classe dirigente seria". Il messaggio al Nazareno è arrivato nitido. Ma si tratta di malumori che nel Pd serpeggiano da tempo. Calenda ha citato Gentiloni come suo presidente del consiglio ideale, indicandolo quindi come l'anti-Schlein dei centristi. L'ex premier - ospite il giorno prima al congresso di Azione - non ha commentato. Anche se in Transatlantico c'è chi ricordava la battuta fatta a Orvieto quando, nel chiedere più spazio per le idee riformiste, come premessa ricordò di aver fondato il Pd e di non avere intenzione di lasciarlo, chiosando in romanesco: "Ma 'ndo vado".
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