dell'inviata Manuela Tulli
(ANSA) - KIEV, 30 MAR - C'è un bambino che ha visto uccidere
una persona e per due mesi è rimasto completamente muto. Un
altro, invece, che ha perso la sorella nel bombardamento alla
stazione di Kramatorsk e ha visto la sua mamma restare senza
gambe, in un solo attimo è passato dai suoi 9 anni all'essere
adulto e si sente l'uomo responsabile per quella donna che è
rimasta l'unica persona della sua famiglia. Sono alcune delle
storie raccolte dalla Chiesa greco-cattolica ucraina che ha
deciso che tutti i suoi sacerdoti faranno un corso per
"riconoscere i traumi e sapere come come comportarsi. Sarà una
specie di kit di pronto soccorso psicologico", dice
l'arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk. Il corso
per i sacerdoti sarà tenuto da specialisti della Facoltà di
salute mentale dell'Università cattolica di Leopoli. "Per curare
le ferite della guerra serve il contributo di tutti: dei medici,
degli psicologi e di noi sacerdoti".
Secondo un recente studio - riferisce ancora il capo della
Chiesa greco-cattolica ucraina - l'80 per cento delle persone
nel Paese ha bisogno di sostegno psicologico. E se per la guerra
del 2014 in Donbass erano stati approntati servizi per gli ex
militari che tornavano scossi dal fronte, "oggi questa
distinzione tra civili e militari non c'è più. Le difficoltà
sono per tutti, soprattutto per i più fragili come i bambini.
Fanno delle domande che sembrano semplici ma non lo sono: perché
cadono le bombe, perché non c'è più papà, perché devo lasciare
la mia casa? Non possiamo non dare nessuna risposta".
Shevchuk ha accolto la missione umanitaria e di pace arrivata
dall'Italia e guidata dai Francescani conventuali, dalla
cooperativa Auxilium, dalla Comunità di Sant'Egidio e della
Figc. Tra gli aiuti portati dall'Italia tanti palloni e divise
per giocare a calcio. "Mi ricordo che quando ero in Italia e
andavo nelle parrocchie a confessare, i bambini mi chiedevano
come prima cosa per quale squadra facessi il tifo. E aspettavo a
rispondere - ha scherzato - per non sbagliare risposta...". Ma
ora ritornare a pensare al calcio potrà essere per i bambini
ucraini un balsamo per uscire dallo stato d'ansia che ha colpito
molti di loro.
Tornando alla decisione del Sinodo della Chiesa
greco-cattolica, quella di far sì che i sacerdoti siano pronti
ad affrontare, anche sotto il profilo psicologico, i traumi
della guerra, Shevchuk ha spiegato: "In queste terre c'è una
difficoltà, per la gente comune, a chiedere aiuto psicologico
perché ai tempi dell'Unione Sovietica gli ospedali psichiatrici
erano di fatto le prigioni nelle quali venivano internati i
dissidenti". E allora in questo momento della guerra "la gente
non cerca lo psicologo ma il sacerdote. Per questo abbiamo
deciso che tutti i nostri sacerdoti debbano essere capaci di
riconoscere il trauma, soprattutto nei bambini, e poi sapere
come comportarsi per dare quello che io definisco il primo
soccorso". (ANSA).