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McQuail, Propaganda, l'arte della persuasione

McQuail, Propaganda, l'arte della persuasione

Rischi e prospettive nell'analisi del sociologo britannico

ROMA, 21 gennaio 2025, 19:39

(di Marzia Apice)

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DENIS MCQUAIL, PROPAGANDA (Treccani Libri, pp.120, 12 euro. Introduzione di Massimiliano Panarari). Dalla prima apparizione come forma verbale nella denominazione latina "Congregatio de propaganda fide", organizzazione istituita dalla Chiesa cattolica nel 1622 per la diffusione e la difesa della fede, all'affermazione come sostantivo nel XVIII secolo per indicare ogni realtà con analoghe funzioni, dal rapporto a doppio filo con i totalitarismi al ruolo cruciale nelle democrazie moderne e nel neopopulismo degli anni Duemila, tra fake news ed eccessi di polarizzazione nel dibattito pubblico: è un lungo viaggio che approda fino a oggi quello compiuto dalla propaganda, fenomeno complesso e sfaccettato da cui nessun Paese sembra essere immune, tutt'altro che puramente teorico, ma al contrario in grado di incidere in modo diretto sulla vita delle persone e sull'organizzazione delle società. A spiegarlo è Denis McQuail (1935-2017), sociologo britannico e tra gli studiosi della comunicazione più influenti degli ultimi decenni, autore della voce enciclopedica "Propaganda", in libreria dal 17 gennaio con Treccani.
    Integrato con un saggio di Massimiliano Panarari, il libro analizza il forte impatto che la propaganda ha avuto nel corso dei secoli, e tuttora continua ad avere, nella comunicazione politica. Pianificata e applicata su larga scala sin dalla Prima Guerra Mondiale con l'avvento dei mass media (cinema e stampa popolare) e delle scienze sociali e poi ampiamente sfruttata dai regimi dittatoriali per promuovere il messaggio ideologico e fornire sostegno al potere del partito dominante, la propaganda ha acquisito nel tempo una connotazione negativa legata alla manipolazione, alla creazione di menzogne e alla distorsione di notizie. Quello su cui McQuail pone l'accento non è soltanto la pervasività su scala globale della propaganda ma soprattutto la sua complessità e i suoi confini sfumati e "ambigui", soprattutto nella sua versione più moderna, anche attraverso le interazioni con marketing e pubblicità.
    Dello stesso avviso anche Panarari, che nell'introduzione riprende e attualizza la riflessione del sociologo britannico: nel contesto attuale collettivo "dominato dalla digitalizzazione, e dove la «cultura della convergenza» rappresenta l'aria del tempo, si producono la moltiplicazione di micropubblici, l'intensificarsi della polarizzazione ideologica e (soprattutto) affettiva, una saturazione comunicativa dovuta alla sovrabbondanza dell'offerta mediale e un'accelerazione dei meccanismi del news engagement che nutrono e accrescono in maniera significativa il disordine informativo". In quest'ottica, la propaganda assume una rilevanza ancora più determinante, proprio perché appare evidente quanto questa pratica possa essere usata nella produzione di fake news e nella manipolazione dei destinatari della comunicazioni, rappresentando un rischio per democrazia e libertà dei cittadini. La propaganda è dunque un fenomeno che dobbiamo continuare a osservare, studiare e se possibile decifrare: secondo McQuail infatti "essa assumerà forme sempre più sottili e differenziate a mano a mano che si diversificano le possibilità dei media, tanto che la forma archetipica di 'propaganda di massa' dell'inizio del Novecento sembra destinata a scomparire. Tuttavia essa non sarà dimenticata, e la memoria potrà servire da efficace ammonimento contro futuri 'persuasori occulti', che saranno sempre all'opera".
   

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