La principale destinazione per
l'export di imbarcazioni da diporto made in Italy nel 2023 sono
stati gli Stati Uniti, con oltre 770 milioni di euro di
fatturato. Storicamente il primo mercato per importanza, negli
ultimi anni sono in continua crescita. Poi al terzo posto c'è
la Francia con 421,1 milioni, il Regno Unito con 380,9 milioni,
la Turchia con 114,8, Hong Kong con 110,7 e la Spagna con 103, 2
milioni e seguono Emirati Arabi Uniti, Paesi Bassi, Croazia,
Isole Cook e Grecia.
Ma nella classifica, che attinge alle statistiche doganali,
riportata nel report dell'ufficio studi di Confindustria Nautica
"La nautica in cifra LOG", presentato nella giornata di apertura
del Salone Nautico Internazionale di Genova, al secondo posto ci
sono le isole Cayman che assorbono 597,5 milioni di export e
nella parte alta si piazzano anche Malta (235, milioni), le
isole Marshall (226,3) e le isole Vergini britanniche (72,9).
"Non significa però che ci siano tanti armatori alle Cayman -
spiega Stefano Pagani Isnardi, responsabile ufficio studi di
Confindustria Nautica -. Per i superyacht è il registro in cui
viene immatricolata la barca che fa cambiare la destinazione
dell'export. Quindi i registri specializzati nei superyacht come
appunto le isole Cayman, Marshall, Vergini e anche Malta in
Europa sono effettivamente destinazioni, ma solo formalmente.
In realtà non è che le barche vadano tutte lì: i clienti
possono essere in qualsiasi altro Paese".
Di certo l'export per l'industria nautica cresce. A fine 2023
ha raggiunto la cifra record di 4 miliardi, poi è ancora
aumentato fino ad aprile 2024, mentre maggio e giugno hanno
registrato una lieve flessione, ma è ancora presto per tirare le
somme.
Tornando alla destinazione geografica delle vendite, l'analisi
delle effettive destinazioni fornito questa volta da un campione
di aziende statisticamente affidabile, interpellate d
Confindustria Nautica, il 9,2% delle vendite (in termini di
fatturato) è collocato in Italia. Il 42,9% nell'Unione europea
più Regno Unito e Russia e circa il 48% in Paesi non Ue. E in
questa ultima fetta la parte del leone la fa il Nord America
(18%) seguito d Medio Oriente 11% e America Latina 10,2%.
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