"Per valorizzare il diritto allo
sport c'è la necessità di strutture adeguate, in mancanza delle
quali è tutto più difficile. Bisogna partire dalla
consapevolezza che in Italia non esiste un diritto allo sport
nonostante sia stato inserito in Costituzione". Così il
presidente del Comitato paralimpico italiano (Cip), Luca
Pancalli, al convegno 'Lo sport che apre alla speranza - La
sfida per generare inclusione e welfare sociale', svoltosi a
Roma. "Se il legislatore avesse voluto - ha detto ancora -
avrebbe scritto che la Repubblica riconosce il diritto allo
sport, così come ha fatto col diritto al lavoro. Il più
importante presidio di diritto allo sport è la scuola, dove però
si riesce a fare ben poco, vista la carenza di palestre".
Il numero uno del Cip, poi, ha sottolineato come ci sia
"bisogno di un'azione di sistema, di un piano regolatore per gli
impianti sportivi, anche per ridurre il gap tra Nord e Sud. Una
volta papa Francesco, al quale va tutto il nostro augurio,
incontrando i giovani disse: 'Non fatevi rubare la speranza'.
Ecco, noi attraverso lo sport abbiamo trovato il modo di
coltivare la speranza", conclude Pancalli.
L'evento - promosso dalla Fondazione Giovanni Paolo II per lo
sport e dal Centro Servizi Sapienza Sport della Sapienza
Università di Roma, con il patrocinio del Comitato di Roma del
Csi, del Cip e della S.S. Lazio, con il contributo del programma
Erasmus Plus dell'Ue - è stato anche l'occasione per presentare
il progetto 'Breaking Barriers Through Esports' (Best),
finanziato dall'Unione Europea che ha come obiettivo quello di
promuovere l'inclusione sociale tra i giovani tra i 13 e i 16
anni, riducendo il tasso di abbandono sportivo e riconnettendo i
giovani con disabilità agli sport tradizionali.
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