(ANSA) - NAPOLI, 20 MAR - Sigaretta, difficile dirle addio:
fari accesi su prevenzione e riduzione del danno: i dati del
sistema di sorveglianza dell'Istituto superiore di Sanità(Passi)
dicono che più di un fumatore su tre nell'ultimo anno ha provato
a smettere ma in oltre il 50% dei casi il tentativo è fallito. I
fumatori incalliti pur volendo smettere continuano a fumare con
esiti, purtroppo negativi sulla loro salute. Più dell'80%, tra
chi ha provato a smettere, ha poi ceduto alla tentazione. E al
Sud si fuma di più: secondo le rilevazioni delle Asl che
partecipano al Passi, i fumatori italiani sono il 29%, più
uomini che donne, e consumano in media quasi un pacchetto al
giorno (14 sigarette).Non ha mai fumato il 51% della
popolazione, mentre il restante 20% è riuscito a smettere.
"Le modalità di assunzione di nicotina attraverso prodotti a
tabacco riscaldatoe sigarette elettroniche - ha detto Alessandro
Vatrella, presidente campano della Societàitaliana di
Pneumologiaospite nella giornata di chiusura alla Winter School
di Motore Sanitàche si è appena conclusa a Napoli - possono
rappresentare una dellevie di uscita per minimizzare i danni
quando non si riesce a smettere ma per chi inizia possono
invecerappresentare talvoltauna porta di ingresso". La
dipendenza da fumo è insidiosa in quanto i danni si
manifestanodopo un lungo tempo di latenzae si riverberano su
tutti gli organi. "Il consiglio- ha concluso Vatrella- èevitare
di iniziare a fumare ese proprio non si riesce a smettere le
sigarette elettroniche riducono nettamente i danni".
"Da un punto di vista della prevenzione - aggiunge Francesco
Fedele, direttore del Dipartimento di Cardiologia al Policlinico
Umberto I de La Sapienza di Roma- ci sono due aspetti da
considerare: l'iniziazione del fumo che dovremmo riuscire a
combattere e quello dei pazienti che nonostante eventi gravi
legati al fumo (ictus, infarto), non rinunciano alla sigaretta.
In questi casi credo che sia importante trovare delle
alternative. Ridurre il rischio in coloro che non vogliono
smettere (il 50% dei fumatori), risparmierebbe molte vite.
I DATI EPIDEMIOLOGICI
I dati parlano chiaro:con 93mila morti ogni anno il fumo è causa
nota di almeno 25 patologie tra cui BPCO, tumori emalattie
cardiovascolari. Circa l'85% dei casi di cancro del polmone è
legato ad esso. Oggi nei centri antifumo accede lo 0,1% dei
fumatori. I clinici: "E' drammatico; il ruolo dei centri
antifumo deve essere potenziato e promosso. Inoltre, il fenomeno
del fumo deve essere affrontato con forza attraverso strategie
di riduzione del rischio e una solida rete di clinici e
associazioni di pazienti".
Riccardo Polosa, Fondatore del Centro di Ricerca per la
Riduzione del danno da fumo CoEHAR avverte: "Smettere di fumare
e non iniziare sono la prioritàma dobbiamo anche pensare a chi
non vuole e non riesce a smettere di fumare. Pertanto ritengo
che quella della riduzione del rischio è una delle strade da
percorrere in termini di salute individuale e pubblica.
Nascondere ai cittadini le opportunitàofferte dagli strumenti a
potenziale rischio ridotto, o additarli come pericolosi al pari
delle sigarette convenzionali è un paradosso che enfatizza i
rischi senza considerarne i benefici. L'Italia deve riaccendere
i riflettori sulla sensibilizzazione antifumo, integrando il
principio di precauzione con quello del rischio ridotto".
GLI STUDI
Lo scenario scientifico relativo al fumo elettronico e alla
riduzione del rischio del tabagismo si è arricchito di recente
di contributi significativi.Una rigorosa selezione di 78 studi
completati con 22.052 partecipanti - di cui 40 randomizzati -
hanno dato prove ad alta attendibilità che le sigarette
elettroniche con nicotina aumentano i tassi di cessazione
rispetto alla nicotina erogata farmacologicamente. Sigarette
elettroniche prive di nicotina aumentano ancora i tassi di
abbandono del fumo di tabacco e nel follow-up di due anni il
consumo di sigarette elettroniche si è rivelato sostanzialmente
privo di eventi avversi. La nicotina erogata dalle sigarette
elettroniche è la stessa dei formati farmacologici.
"Pochi giorni fa - ha ricordatoFabio Beatrice, primario emerito
di Otorinolaringoiatria a Torino, Fondatore del Centro antifumo
Ospedale SG. Bosco di Torino- la prestigiosa rivista Nature
Medicine pubblicava uno studio nel quale sia nel Regno Unito che
negli Stati Uniti si associava un aumento della cessazione del
fumo del 10-15% con l'uso di sigarette elettroniche. C'è da
chiedersi di fronte a questi vantaggi a alla
probabilitàsignificativamente maggiore di smettere di fumare
approvati dai centri statunitensi per il controllo e la
prevenzione delle malattie perché anche in Italia non si
persegua questa strada. In questo articolo - ha proseguito il
professor Beatrice- venivano anche contraddetti i risultati di
ricerche che pure si erano guadagnate l'attenzione dei media e
di talune societàscientifiche che paventavano forti tossicitàa
carico della sigaretta elettronica. A suo tempo molti studiosi
ed io stesso avevo giàcriticato questi ingannevoli dati di
laboratorio. Sulla base di questi dati- ha concluso Beatrice -
si auspica che le decisioni politiche e regolatorie traggano
utili insegnamenti da queste informazioni e intervengano nelle
politiche di aiuto ai fumatori incalliti con l'avvallo di
strategie di riduzione del rischio. Una questione urgente visto
che 93mila fumatori muoiono ogni anno in Italia secondo le
indicazioni del Ministero della Salute".
IL CONFRONTO TRA REGIONI
Il confronto tra le regioni italiane vede in Campania la
prevalenza più alta di fumatori (34%), contro il 31%
dell'Emilia-Romagna e il 24% del Trentino. Specularmente, in
Campania c'è la prevalenza più bassa di chi è riuscito a
smettere (13%), contro il 22% dell'Emilia-Romagna e il 24% del
Trentino. Al Nord è anche più sentita la voglia di smettere
favorita dal consiglio del medico per la concomitante presenza
di malattie cardiovascolari. In queste tre Regioni, tra il 35% e
il 40% dei fumatori presenta almeno un altro fattore (come
diabete, pressione alta e ipercolesterolemia) che accentua il
rischio cardiovascolare. Ma smettere non è facile.
Sulle conseguenze del fumo è infine intervenuta Anna Iervolino,
direttore generale dell'Azienda Ospedaliera dei Colli. «Il fumo
è una causa nota o probabile di almeno 25 patologie, tra cui
(BPCO), malattie cardiovascolari e tumori. Circa l'85% dei casi
di carcinoma del polmone è legato al fumo di sigaretta, una
neoplasia tra le più letali che, tuttavia, non scoraggia il
tabagismo. È una battaglia contro una delle dipendenze più
subdole, per questo bisogna sensibilizzare tutto il personale
sanitario a promuovere percorsi personalizzati utili a
disincentivare il fumo di sigaretta, indirizzando i pazienti
nelle strutture preposte. Il fondamentale ruolo svolto dai
centri antifumo deve essere potenziato e promosso». (ANSA).