(ANSA) - NAPOLI, 03 APR - La stenosi valvolare aortica è la
malattia più comune delle valvole cardiache negli adulti, la cui
prevalenza cresce con l'aumentare dell'età. L'impianto
transcatetere della valvola aortica - Tavi - rappresenta l'unica
tecnica interventistica percutanea mini-invasiva per il
trattamento della stenosi valvolare aortica (As), e ha
contributo sensibilmente ad espandere l'offerta di cura per i
pazienti affetti da questa patologia. Tuttavia, ancora un terzo
dei pazienti non ha accesso a questa procedura per diverse
cause, tra le quali la mancata applicazione delle
raccomandazioni internazionali, le significative disparità
territoriali e la frammentazione a livello regionale del Sistema
Sanitario Nazionale.
È su queste e molte altre tematiche che si concentra il Tavolo
di lavoro multisciplinare "Tavi tra Innovazione e
sostenibilità", organizzato oggi a Napoli da Gise - Società
Italiana di Cardiologia Interventistica, in collaborazione con
Sic - Società Italiana di Cardiologia, SICCH - Società Italiana
di Chirurgia Cardiaca, e con il contributo non condizionato di
Medtronic, nell'ambito della campagna di informazione Tavi è
Vita. L'incontro ha visto il coinvolgimento di rappresentanti
istituzionali tra cui Enrico Coscioni (Presidente Agenas), Ugo
Trama (Responsabile delle Politiche del Farmaco della Regione
Campani), Antonio Postiglione (Direttore Generale Assistenza
Ospedaliera della Regione Campania), Giuseppe Longo (Direttore
Generale dell'AOU Federico II) e stakeholder del settore,
nazionali e regionali, per discutere e mettere a confronto le
diverse esperienze nell'ambito della Tavi, identificare percorsi
ad hoc che ne permettano l'adozione in maniera più estesa, con
una conseguente riduzione del consumo di risorse economiche in
un'ottica di sostenibilità del sistema ospedaliero e sanitario.
"La Tavi rappresenta una modalità di scelta per il trattamento
di un'ampia fetta di pazienti con stenosi aortica severa; si
caratterizza per la minore invasività, l'ospedalizzazione più
breve e un più rapido recupero e ritorno alle normali attività
quotidiane rispetto all'intervento di chirurgia tradizonale.
Tuttavia, la procedura è ancora sottoutilizzata" - sottolinea
Giovanni Esposito, Presidente Gise. "Il nostro intento è quello
di dialogare con le Istituzioni e collaborare alla ricerca di
soluzioni alle barriere che attualmente ostacolano la diffusione
della Tavi sul territorio nazionale con l'obiettivo di
rispondere ai bisogni di una proporzione sempre maggiore di
cittadini. La risposta obbligata sta nell'organizzazione di
servizi in reti 'tempo-dipendenti', che favoriscano la
comunicazione tra medico di medicina generale, cardiologo del
territorio e specialisti dei centri di riferimento. È
fondamentale assicurare una corretta e immediata presa in carico
del paziente che, per gravità e caratteristiche della patologia,
deve avvenire in tempi brevi e nel luogo di cura più
appropriato".
"È necessario continuare a implementare il modello delle reti
tempo-dipendenti, diventato una realtà ormai consolidata in
quasi tutte le Regioni" - dichiara Enrico Coscioni, presidente
di Agenas. "Al fine di assicurare la corretta presa in carico
del paziente cardiologico lungo tutto il suo percorso di cura
dalla gestione dell'emergenza in pronto soccorso fino alla fine
della riabilitazione. Anche il nuovo assetto della sanità
territoriale previsto dal PNRR Missione Salute, su cui Agenas è
impegnata per l'attuazione degli interventi quale tramite del
Ministero della Salute, dovrà essere un punto di riferimento
continuativo per la presa in carico dei pazienti con cronicità,
come appunto quelli affetti da patologie cardiovascolari.
Infine, è nostra mission come Agenzia della sanità digitale,
assicurare e sviluppare la diffusione dei servizi ad alto
impatto tecnologico in modo equo e omogeneo su tutto il
territorio nazionale."
Attualmente il 3.4% della popolazione italiana con età ≥75 anni
è affetto da stenosi valvolare aortica severa. Nonostante la
crescita esponenziale della domanda di salute, in Italia la
terapia Tavi è ancora sottoutilizzata, infatti, la media
nazionale si attesta solo al 40% con differenze regionali
rilevanti. Nel 2021 in Italia sono stati eseguiti con la Tavi
9.911 interventi. Tra le regioni con maggior utilizzo delle
tecniche mini-invasive troviamo la Campania - insieme a
Lombardia (1.975), Veneto (984) e Emilia-Romagna (941) - che
nell'utimo anno ha effettuato 925 interventi Tavi, con un
aumento del 16% rispetto all'anno precedente.
Questi dati confermano che si è avviato un processo di
ampliamento dell'utilizzo della procedura, ma allo stesso tempo
sottolineano come rimanga ancora molto da fare per raggiungere
standard uniformi e ottimizzati su tutto il territorio
nazionale. I punti critici riguardano in particolare gli aspetti
relativi alle capacità organizzative delle strutture
specializzate (gli hub) e territoriali (spoke), gli sprechi e le
inefficienze presenti nel percorso di cura del paziente e la
mancanza di reti standardizzate che, insieme, rappresentano un
freno ad un maggior utilizzo della Tavi.
"Il 50% dei pazienti con stenosi aortica severa sintomatica
se non trattati muore dopo 2 anni. Le Linee Guida Esc 2021 hanno
evidenziato come la Tavi sia efficace e debba costituire uno
standard di cura, eppure persistono grandi diseguaglianze di
trattamento tra pazienti di diverse regioni italiane" - spiega
Ciro Indolfi, Past President Sic e Presidente della Federazione
Italiana di Cardiologia. "Sciogliere il nodo dei percorsi
diagnostico-terapeutici assistenziali - da uniformare a livello
nazionale - è cruciale per garantire un equo e adeguato accesso
a questa procedura. Questo può avvenire soltanto se le regioni
si organizzano per garantire il trattamento dei pazienti con
stenosi aortica e se la cardiologia territoriale e il sistema
degli hub & spoke lavorano in modo sinergico ed efficace".
Le linee guida europee hanno specificato chiaramente che
l'utilizzo della Tavi debba prevedere il coinvolgimento di un
team multisciplinare, l'Heart Team, presente all'interno degli
Heart Valve Center, strutture di riferimento con le competenze
necessarie per il trattamento di pazienti con patologia
valvolare.
"Lo svolgimento della procedura all'interno delle strutture
dotate di cardiochirurgia e la presa in carico da parte
dell'Heart Team sono fondamentali per indirizzare il paziente
verso il trattamento migliore per le sue specifiche condizioni
fisiche e cliniche" - spiega Francesco Musumeci, Past President
SICCH. "Tuttavia, per permettere agli Heart Valve Center di
rispondere in maniera adeguata alla richieste di accesso alla
Tavi, bisogna lavorare sull'intero 'circuito' territoriale e
risolvere la mancanza di reti strutturate per la gestione
integrata del paziente tra specialisti, centri periferici e
hub".
Il vantaggio di un iter diagnostico-terapeutico ben definito
permette di valutare il paziente sin dalle prime fasi
indirizzandolo correttamente verso il percorso di cura più
indicato, consentendogli così di beneficiare anche di una
riduzione della degenza ospedaliera. Un aspetto quest'ultimo che
ha un impatto positivo anche sulla sostenibilità del Ssn, con un
minore impiego di risorse pubbliche. Si registra, infatti, che
la degenza per i pazienti Tavi abbia una durata superiore a 7
giorni come indicato in letteratura contro i 5 giorni risultanti
da un'ottimizzazione del percorso, con un conseguente risparmio
delle risorse associate: il percorso "paziente-ottimizzato" ha
un costo pari a € 7.461 rispetto a un costo di € 8.820 per il
percorso standard. Il risparmio complessivo per paziente risulta
essere quindi pari ad un minimo di € 1.359.
"La Tavi ha dimostrato di avere un rapporto costo/efficacia
complessivo caratterizzato da minori costi di gestione a
medio-lungo termine che quindi garantirebbe un utilizzo corretto
e più efficiente delle risorse ospedaliere rispetto
all'approccio tradizionale" - spiega Francesco Saverio Mennini,
Presidente SIHTA - Società Italiana di Health Technology
Assessment. "I decisori devono essere correttamente informati
sul vantaggio che può derivare dall'uso di una specifica
tecnologia e dal suo valore aggiunto, che non coincide solo con
il suo prezzo, ma dovrebbe essere rappresentato dall'utilità
marginale che ne deriva dal suo utilizzo, quindi dall'impatto in
termini di miglioramento della qualità della vita del paziente e
di efficienza della spesa".
Con reti standardizzate, un'ottimizzazione dei percorsi
terapeutici e di gestione del pazienti, si potrebbe arginare
anche il fenomeno della mobilità passiva (e dei relativi costi
associati), ovvero la "fuga" di cittadini residenti finalizzata
a ricevere prestazioni sanitarie in altre regioni. In Italia, la
mobilità sanitaria vale oltre 3.330 milioni di euro e la
Campania risulta tra le regioni con più alta mobilità passiva,
risultando al terzo posto - in termini economico-finanziari -
per debito da ripagarare. Tra le prestazioni sanitarie più
frequentemente erogate fuori regione ci sono proprio gli
interventi su valvole cardiache.
"Il Gise, insieme alle altre Società Scientifiche, è impegnata
ormai da tempo nella realizzazione di un registro che consenta
la misurazione sistematica della qualità della procedura e
dell'assistenza clinica attraverso la raccolta di dati e il
monitoraggio degli esiti, al fine di avanzare proposte operative
per migliorare la valutazione degli investimenti in sanità.
Questa è tuttavia una sfida che può essere affrontata solo
grazie alla collaborazione strategica e operativa tra clinici,
Istituzioni, rappresentanti amministrativi delle strutture
ospedaliere e tutti gli stakeholder coinvolti in questo
percorso" - conclude Giovanni Esposito. (ANSA).