(ANSA) - NAPOLI, 14 APR - SoS dai medici 'gettonisti'
italiani: basta con il numero chiuso per accedere alle Facoltà
di Medicina, servono energie nuove per coprire gli organici
negli ospedali e nelle Asl, occorre agire subito. E' l'appello
alle istituzioni lanciato a Sorrento (Napoli), a margine di una
serie di corsi di aggiornamento in pediatria, da un paio di
centinaia di medici che svolgono la loro professione anche
supportando le Asl per le loro carenze di personale nei reparti
ospedalieri.
La concomitanza con le prove di accesso alla Facoltà mediche
rende particolarmente d'attualità la situazione dei circa mille
medici consulenti esterni - appellati "gettonisti", molti alle
soglie della pensione - chiamati dai direttori generali delle
Asl di tutt'Italia, per venire incontro a situazioni di carenza
del personale, in particolare nei turni più disagevoli. Ciò
avviene in tanti reparti e per ogni specializzazione, è stato
sottolineato; i "buchi" riguardano almeno 500 ospedali, anche i
più grandi, al Nord come al Sud. Sono in molti a viaggiare su e
giù per il Paese, per sopperire a tali situazioni che,
incancrenendosi, provocherebbero la chiusura di interi reparti e
persino di ospedali. "Sono da vent'anni 'gettonista', come ci
chiamano coloro che con miopia glissano sul nostro ruolo di
'stampella' in tante situazioni critiche nei reparti ospedalieri
- afferma Fabrizio Comaita, pediatra di Domodossola - e quella
che doveva essere una situazione transitoria, in attesa di un
'piano di turn over' con i nuovi specializzati, formati dalle
Università, si è scontrata con gli effetti deleteri del numero
chiuso a Medicina. Intanto, siamo 'screditati', pur essendo
medici esperti e comunque depositari di
anni e anni di professione".
""Dopo 40 anni da pediatra di famiglia - afferma Roberto
Sassi, medico attivo in provincia di Napoli - sono stato
sollecitato a coprire turni rimasti scoperti in due ospedali
molto importanti, in Piemonte, il Maria Vittoria di Torino e in
Veneto, all'Ospedale di San Donà di Piave. Mi è capitato di
viaggiare all'epoca del Covid su e giù per l'Italia, da solo in
treno, onde assicurare la continuità dell'assistenza sanitaria
in questi ospedali. Fra alcuni anni andrò in pensione e, se non
si risolverà questo blocco a monte, con la formazione di nuovi
medici, prevedo che la sanità subirà un blocco fatale". "La
situazione della sanità calabrese è nota a livello nazionale -
afferma la dottoressa Maria Grazia Sapia, di Rossano Calabro - e
non avevo mai accettato di lavorare in Pediatria, con turni
massacranti. Sono stata messa di fronte al caso di coscienza di
andare a coprire i turni nell'unico reparto di Pediatria
nell'ospedale di Corigliano Rossano, che copre il fabbisogno di
un'area molto vasta e periferica, rimasto sguarnito nel suo
organigramma. Il punto nascita, che registra circa 700 parti
l'anno, collegato ovviamente alla presenza della Pediatria,
avrebbe corso il rischio di essere chiuso". (ANSA).