(ANSA) - NAPOLI, 04 MAG - La Missione 6 -Salute, componente 2
del Piano di investimenti prevede per la Campania un
finanziamento di 130milioni di euro solo per la sostituzione di
grandi apparecchiature sanitarie ad alto contenuto tecnologico,
con un grado di obsolescenza superiore a 5 anni, attive presso
le Aziende sanitarie ed ulteriori 160 milioni di euro per il
potenziamento del livello di digitalizzazione delle sedi dei
Dipartimenti di emergenza e accettazione (pronti soccorso di I e
II livello).
Con il primo intervento la Regione Campania rinnoverà, in questa
prima fase, 407
apparecchiature installate nelle 17 Aziende sanitarie campane.
In particolare, saranno
sostituiti: 4 acceleratori lineari, 7 risonanze magnetiche, 47
TAC, 34 mammografi digitali,
24 angiografi, 121 ecotomografi e numerose altre tipologie di
apparecchiature.
Finora sono state avviate tutte le procedure di gara per la
acquisto delle apparecchiature e il 40% è già in fase di
collaudo. Con il secondo intervento della componente due, la
Regione Campania punta al rinnovamento e ammodernamento delle
strutture tecnologiche e digitali esistenti nei pronti soccorso
di I e II livello. L'obiettivo dell'intervento è un radicale
cambio di marcia nell'utilizzo e diffusione capillare di sistemi
informativi a supporto delle cure. I dati sono stati presentati
stamani, a Roma nell'ambito di una tavola rotonda promossa
dall'osservatorio Innovazione di Motore Sanità. Molte regioni si
sono portate avanti con i progetti ma devono fare i conti con
uno scenario generale generale il cui resta il nodo dell'impiego
delle risorse. Sotto i riflettori le 5 proposte
dell'Osservatorio per l'Innovazione, la Salute pubblica e la
Sanità per superare le difficoltà contingenti.
Un'analisi partita dal quadro preoccupante disegnato dalla Corte
dei conti nelle 386 pagine della relazione semestrale al
Parlamento. A livello nazionale Il Tasso di realizzazione è
fermo al 12% delle risorse disponibili da qui al 2026. In base
ai dati emersi dal sistema ReGis (il cervellone telematico della
Ragioneria generale dello Stato) la Corte dei Conti calcola in
20,441 miliardi la spesa effettiva realizzata a fine 2022 e con
un aggiornamento a marzo il conteggio sale a 23 miliardi, legati
a 107 (105 investimenti e 2 riforme) delle 285 misure elencate
dal Pnrr. Nella Missione 6, dedicata alla Salute, la spesa è
praticamente assente (79 milioni su 15,6 miliardi, quindi lo
0,5%), nella Missione 5 (Inclusione e coesione ) si arriva a 239
milioni (l'1,2% dei 19,851 miliardi di budget) mentre su
Istruzione e ricerca (Missione 4) si attesta al 4,1% (1,273
miliardi spesi su 30,876). La Corte sottolinea nella relazione
che «oltre la metà delle misure interessate dai flussi mostra
ritardi o è ancora in una fase sostanzialmente iniziale dei
progetti».
I NODI DA SCIOGLIERE
Per raggiungere gli obiettivi il programma prevede ora
un'impennata della spesa, dai 20,44 miliardi dei primi tre anni
ai 40,908 di quest'anno sino ai 46-48 miliardi annui del
2024-25. Un'accelerazione a cui non sembra credere però nemmeno
il Governo vista la difficoltà di di spesa per 100 miliardi e
l'avvio del negoziato con la UE per una revisione sostanziale
del piano. A questo si aggiungano i problemi delle risorse per
la costruzione degli ospedali di Comunità aggravati dall'aumento
dei costi in edilizia e i nodi delle Case di Comunità in cui i
MMG dichiarano sostanzialmente di non volere andare così come
stabilito dal DM77 (elaborato dall'Agenas ma non firmato dalla
Conferenza Stato/Regioni).
LE PROPOSTE
Da qui le 5 proposte dall'Osservatorio nazionale di Motore
Sanità per l'innovazione, la Salute pubblica e la Sanità
presentate stamani a Roma a politici, parlamentari, dirigenti di
Sanità pubblica, presidenti di società scientifiche, esponenti
della Medicina universitaria, ospedaliera e territoriale.
Un'iniziativa del gruppo dirigente dell'Osservatorio tra cui
Rossana Boldi già Vice Presidente Commissione Affari sociali
della Camera, Walter Locatelli, della Direzione scientifica,
Anna Maria Parente, responsabile dei Progetti Istituzionali e
Innovativi, Enrico Rossi già presidente della Regione Toscana e
oggi responsabile delle Relazioni con le Regioni e le Autonomie
del Centro studi:
Ecco i cinque punti
1. Maggiore fessibilità nell'attuazione del Piano non tanto e
non solo sulla tempistica quanto anche e soprattutto sui modelli
e asset assistenziali proposti.
2. Avviare una mediazione con gli attori coinvolti, medici e
operatori delle professioni sanitarie che, senza rifiutare in
toto quanto sino ad ora centralmente decretato, veda su
soluzioni diverse ampiamente condivise e soprattutto poi
applicate e concretamente attuabili.
3. Prevedere progetti pilota di immediata attuazione in ogni
Regione in grado di anticipare e sperimentare modelli di
assistenza attuabili nell'ambito del ridisegno della Assistenza
territoriale in fieri in grado di indicare i punti di forza e di
debolezza e dunque da correggere in corso d'opera in un processo
di miglioramento continuo della qualità del modello
assistenziale proposto alla luce delle migliori performance.
4. Puntare sull'assistenza domiciliare attraverso team
multidisciplinari che, sul modello delle Usca sperimentate
durante il Covid e attraverso un monitoraggio distrettuale,
siano in grado di portare assistenza territoriale con gradienti
di complessità crescenti a casa di larghi strati di popolazione
fragile e anziana assicurando prestazioni diagnostiche, cure
mediche, assistenza sanitaria gratuita per gli utenti in grado
di attivare tutte le figure della sanità territoriale e
realizzare un reale filtro agli accessi impropri in ospedale.
5. Utilizzare la rete delle farmacie territoriali per
garantire, nell'ambito del potenziamento della Farmacia dei
servizi, strumenti di diagnosi, cura e assistenza capillarmente
diffusi in partenariato con la Medicina generale, la
specialistica ambulatoriale interna delle Asl e con le
professioni sanitarie (infermieri e professioni tecniche
dell'area della prevenzione e riabilitazione) da collegare in
rete alle nascenti Cot, Case e ospedali di Comunità che
potrebbero pertanto essere riviste nel numero e organizzazione
realizzando una rete di assistenza che preveda anche un diverso,
nuovo, allargato e tecnologicamente avanzato utilizzo del
segmento dell' assistenza convenzionata che coinvolga anche la
Continuità assistenziale, gli ambulatori e i centri di
assistenza accreditati con il Servizio sanitario nazionale da
rendere funzionali ai fabbisogni della popolazione servita.
(ANSA).