(ANSA) - NAPOLI, 17 MAG - "La questione della violenza nelle
sindromi psichiatriche - sottolinea Michele
Sanza, direttore del Dipartimento di Salute mentale e dipendenze
patologiche di Forlì-Cesena a nome del board di 100 dipartimenti
di Salute mentale italiani dopo il caso dell'aggressione alla
psichiatra napoletana - deve essere trattata con equilibrio. Le
persone affette da disturbi psichici sono più spesso vittima che
non autori di reati. I reati subiti dai pazienti psichiatrici
sono quattro volte più numerosi quelli da loro commessi. Parte
significativa di quei reati che nel nostro ordinamento
giuridico, creano il presupposto della non imputabilità,
parziale o totale, sono stati piuttosto commessi da persone
alle quali è stato al massimo riconosciuto una diagnosi di
"disturbo antisociale di personalità". E' ora di disconoscere
questa sindrome come sindrome psichiatrica e di restituirle il
suo contenuto più appropriato di specifico profilo criminale per
il quale non sussistono presidi medici idonei né di tipo
farmacologico e né di tipo psicoterapeutico".
"La Salute mentale - conclude Claudio Zanon direttore
scientifico di Motore Sanità che nel lontano 1974 ha partecipato
ad una ricerca sul campo sulla malattia mentale ed i manicomi -
non è una questione ideologica - la cosiddetta legge Basaglia fu
elaborata da un gruppo con relatore Bruno Orsini, democristiano
medico e sottosegretario, che mediò tra posizioni estreme e
portò all'approvazione di tutti i partiti di una legge che
ridiede diritti e dignità ai pazienti e permise una chiusura
progressiva e ventennale dei manicomi terminata dall'allora
ministro Rosi Bindi. Basaglia, contrario all'inizio, la
riconobbe in seguito come la " migliore legge possibile.
L'attuale scenario epidemiologico è completamente diverso da
quello di 50 fa. Emergono con forza bisogni di cura legati alla
problematicità dell'adolescenza e dell'ingresso nella vita
adulta, con manifestazioni psicopatologiche di tipo
comportamentale inerenti la sfera della regolazione delle
emozioni. Appartengono a questa vera e propria ondata,
aggravata dalla pandemia, i tentativi di suicidio,
l'autolesionismo, i disturbi del comportamento alimentare, i
disturbi di personalità borderline. La comorbidità con l'abuso
di sostanze ha modificato il decorso anche delle patologi
tradizionali" (ANSA).