(ANSA) - NAPOLI, 26 MAG - "Il nostro Paese è forse quello in
Europa e nel mondo in cui si cura meglio e si guarisce meglio
dal tumore al seno grazie al nostro Sistema sanitario nazionale
e all'istituzione delle Breast Unit che sono l'unico luogo in
cui si possono curare i tumori della mammella perchè al loro
interno dialogano tutti gli specialisti. L'approccio
multidisciplinare è quello che dà i migliori risultati in
termini di guarigione". Sono le parole di Paolo Veronesi,
ordinario di Chirurgia generale dell'Università di Milano e
direttore dell'Unità operativa di Chirurgia senologica
dell'Istituto Europeo di Oncologia, tra i massimi esperti nel
campo della diagnostica e terapia del carcinoma della mammella,
che oggi ha tenuto una lezione nell'ambito dei seminari di
chirurgia organizzati dalla Scuola di Specializzazione in
Chirurgia generale dell'Università Federico II. Il professore
Veronesi ha evidenziato come negli ultimi venti anni la
chirurgia senologica abbia compiuto enormi passi in avanti e
grandi progressi arrivando così a una chirurgia sempre "più
conservativa e rispettosa" dell'immagine della donna, evitando
di fare interventi che compromettano le attività funzionali.
"Siamo andati verso radioterapie sempre più limitate nel tempo e
più concentrate e quindi con minori effetti collaterali - ha
sottolineato Veronesi - e soprattutto la grande innovazione è
stata nelle terapie mediche sempre più mirate: abbiamo terapie a
bersaglio molecolare, l'immunoterapia, c'è la possibilità di
evitare la chemioterapia quando se ne può fare a meno grazie ai
test genomici che sono patrimonio comune in tutte le regioni
italiane, c'è la possibilità di fare terapie ormonali sempre più
mirate e prolungate nel tempo nelle malattie che lo richiedono e
quindi riusciamo a personalizzare al massimo il trattamento
delle pazienti". Secondo alcuni dati riportati, ad oggi si tocca
il 90 per cento di guarigioni a 5 anni ma allo stesso tempo si
registra un aumento dell'incidenza della malattia. "Per fortuna
- ha sottolineato Veronesi - dopo la pandemia sono ripresi gli
screening e le attività di prevenzione che ci consentono di
vedere i tumori in fase inziale con elevatissime possibilità di
guarigione".
In sala non solo specializzandi dell'Ateneo federiciano ma anche
oncologi, biologi e professori. "Ritengo che questo sia un
momento importante - ha detto Giovanni De Palma, direttore
della Scuola federiciana - per l'elevata qualificazione
scientifica del professore Veronesi, tra i massimi esperti di
una patologia sempre più frequente ma sempre più curabile
soprattutto se identificata in fase precoce". Tra i presenti
anche Tommaso Pellegrino, chirurgo oncologo Breast Unit
dell'Azienda ospedaliera universitaria Federico II, che ha
evidenziato come l'Unità federiciana costituisca "un punto di
riferimento per la Campania in termini di numeri, di ricerca e
per qualità. La presenza del professore Veronesi - ha concluso -
è la dimostrazione che nel nostro territorio abbiamo costruito
una sinergia importante finalizzata a formare nel modo migliore
possibile i nostri specializzandi". (ANSA).