(ANSA) - NAPOLI, 30 MAG - Il test NIPT (Non-Invasive
Prenatal Testing) potrebbe rivelare lo sviluppo di un cancro
nelle madri gravide nel caso l'amniocentesi o la biopsia dei
villi coriali risultino negative. E' il risultato di uno studio
di grande rilevanza nel campo della diagnosi genetica prenatale
attraverso un esame di screening genetico non invasivo che
valuta il rischio di anomalie cromosomiche fetali, come la
sindrome di Down, analizzando il DNA fetale presente nel sangue
materno, ottenuto tramite un semplice prelievo di sangue dalla
madre.
Lo studio è stato condotto da un team di ricercatori italiani
che hanno aperto nuove prospettive sul potenziale ruolo del test
NIPT. Secondo gli studiosi, tutte le donne che ricevono un
risultato positivo al test NIPT durante la gravidanza, ma non
mostrano altre indicazioni diagnostiche rilevanti attraverso le
procedure tradizionali come l'amniocentesi o la biopsia dei
villi coriali, dovrebbero essere attentamente monitorate
clinicamente e radiologicamente per individuare eventuali segni
di sviluppo di cancro dopo il parto. La diagnosi precoce di
questi tumori potrebbe portare a significativi miglioramenti nel
trattamento, garantendo la salute sia delle madri che dei
bambini e contribuendo in modo profondo e globale al loro
benessere.
Il team di ricercatori, guidato da Antonio Fico, direttore
sanitario del Centro Ames, da Giovanni Savarese, responsabile
del settore di genetica presso il Centro AMES, da Alessandro
Ottaiano, oncologo presso l'Istituto Nazionale Tumori di Napoli
IRCCS "G. Pascale", e da Carmine Selleri, professore associato
di Ematologia all'Università di Salerno, ha coinvolto anche
altri ricercatori dell'Università di Salerno e della "Scuola
Medica Salernitana". Il Centro AMES è un'entità privata capace
di unire i centri accademici e di ricerca, producendo risultati
scientifici. I risultati dello studio sono in corso di
pubblicazione sulla prestigiosa rivista scientifica
internazionale Genes&Diseases. Antonio Giordano, professore
all'Università degli Studi di Siena e docente di biologia
molecolare alla Temple University di Filadelfia, afferma:
"Questi dati estremamente intriganti confermano l'effetto
positivo della sinergia tra settore pubblico e privato,
sottolineando la competenza e l'eccellenza dei ricercatori
italiani, i cui talenti dovrebbero essere riconosciuti e
valorizzati nelle strutture sanitarie, in particolare negli
IRCCS. Questo studio getta una luce nuova sul potenziale del
test NIPT, aprendo la strada a futuri progressi nel campo della
diagnosi genetica prenatale, con l'obiettivo di garantire il
benessere tanto del bambino quanto della madre. Inoltre, ci
ricorda come le alterazioni genetiche nel DNA tumorale spesso
siano di una portata molto più ampia rispetto alle semplici
mutazioni su cui ci concentriamo con intensità nella medicina di
precisione". (ANSA).