La Torino anni '60 baciata dal boom
economico. Un bambino di sei anni che gioca da solo sul balcone.
Poi, l'incubo: il piccolo scavalca la ringhiera e resta appeso
nel vuoto, sul traffico che sfreccia, al nono piano del palazzo.
Solo grazie alla disperata tenacia della madre e all'intervento
decisivo di un coraggioso operaio, riuscirà a salvarsi. E' La
madre di Torino, primissimo tentativo di "film tv" ispirato a
una storia vera del 1961, che il regista Gianni Bongioanni girò
qualche anno più tardi in 35mm con una cinepresa a braccio.
Vincitore del Premio Ravenna e del Prix Italia nel 1967, poi
trasmesso con un certo successo nel 1968, il film viene
riproposto mercoledì 26 febbraio alle 21.10 su Rai Storia (e poi
sul sito delle Teche Rai) da Mai più trasmessi, la serie di Rai
Cultura condotta dalla giornalista Simona Vanni, che attraverso
un accurato lavoro di selezione e digitalizzazione sta
recuperando programmi, appunto, mai più andati in onda.
Con quella suspence che cresce minuto dopo minuto, i flashback a
scatole cinesi, l'induguare sui volti dei personaggi, "è
dichiaratamente uno dei primi esperimenti - racconta Simona
Vanni all'ANSA - Al tempo andavano programmi più 'leggeri'. La
tv doveva rallegrare gli italiani". Ma il regista Bongioanni,
autore di film inchiesta per la televisione come Filo d'erba e
Svolta pericolosa, "era uno sperimentatore. Il film ebbe
successo, sia di pubblico che di critica, grazie all'effetto
sorpresa. Ma fece anche scalpore, giudicato a tratti troppo
sconvolgente, soprattutto perché ispirato a una storia vera e
girato così realisticamente".
Nella puntata, firmata da Enrico Salvatori e Serena Valeri e
scritta con Arnaldo Donnini per la regia di Leonardo Sicurello,
"oltre a riproporlo in onda, ne racconteremo i retroscena
insieme a Roberto Trevisio, che al tempo, a soli nove anni,
interpretò il bambino protagonista della vicenda". Tra gli altri
interpreti, Lucia Catullo nei panni della madre e Gualtiero
Boninsegni in quelli dell'operaio salvatore del piccolo.
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